FOCUS CAMILLA SEMINO FAVRO – LFF2018

Pleasantly non-linear

«Credo che non ci sia niente di più bello di vedere una persona che arriva e ti porta se stessa»

Camilla Semino Favro gode di un vantaggio tattico: non è ancora celebrata come merita ma nemmeno ci si può più limitare a un promettente attrice, per non dire della figura che rimedieresti sintetizzandola in un «è quella di 1993». E quando a chi scrive strappi le parole-confettino da allungare ai titolisti, è costretto a impegnarsi e a concentrarsi sul lavoro. Anche il percorso di Camilla è piacevolmente non lineare: con il Teatro dell’Elfo di Elio De Capitani, compagnia

milanese non proprio figlia del ’77 ma quasi, mette in scena uno dei testi più radicali della drammaturgia inglese contemporanea, Shopping and fucking di Mark Ravenhill; con Luciana Littizzetto e Neri Marcorè, invece, gira la fiction scolastica RAI Fuoriclasse. Appare in Diaz di Daniele Vicari, in Mia Madre di Nanni Moretti e diventa impossibile non notarla quando in 1993, l’ormai mitica fiction su Mani Pulite targata Sky Atlantic e ideata da Stefano Accorsi, interpreta la figura tragica di

Eva, fidanzata sieropositiva del poliziotto Luca Pastore; mentre dall’anno scorso è nel cast de Il Giocatore di Dostoevskij, nell’adattamento per la scena dell’anticelebrità Vitaliano Trevisan. Camilla Semino Favro recita, si spalma su più medium e da nessuno viene assorbita. «Credo che non ci sia niente di più bello di vedere una persona che arriva e ti porta se stessa», dice intervistata da Sapiens. Missione compiuta.