Il progetto nasce come diario fotografico di sei mesi di vita artica in un viaggio verso l’abbandono del mondo civilizzato. La volontà di costruire una piccola guida non ortodossa per un “migrant body” e il desiderio di raccontare l’identità del viaggiatore. Durante la raccolta del materiale fotografico è emerso come la stessa via usata dall’esploratore in fuga dalla civiltà avesse in realtà una duplice natura di sentiero d’accesso all’occidente per chi dalla Siria, in un flusso inverso, discende in Europa varcando la porta del circolo polare artico. Da questo punto ha preso origine la scelta di affrontare la migrazione slacciandola dalla contemporaneità e affrontandola come tema umano generale, soprattutto come fusione di mondi lontani.